NUOVO MILLENNIO

Fattori che alimentano
il nichilismo della politica.

I valori

Il concetto di valore nasce con l’economia: tutte le cose hanno un valore, il valore di scambio.
Ma già Kant affermava che le cose hanno un valore relativo, mentre l’uomo non rientra in queste categorie, perché si può parlare della persona solo in termini di dignità e non di valore.
Nel secolo XIX il parlare di valori diviene abituale e poi addirittura popolare. Perfino Dio viene coinvolto come “il valore più alto”, un concetto che ne degrada, com’è evidente, la stessa essenza.

Quando il valore fuoriesce dall’economia e viene applicato al campo etico, politico, e giuridico, la sua attuazione sottintende la distruzione di altri valori non coincidenti.
Ogni valore, infatti, implica un disvalore.
E il valore una volta dichiarato rimane lì in attesa di essere attuato, esige che tutto quello che è in contrasto con esso, cioè il disvalore, venga soppresso. Il solo fatto di proclamarlo significa che si è determinati ad applicarlo anche con la forza.
Infatti i valori, come il diritto, restano lettera morta senza una capacità di coercizione, e allora proclamare a mani nude dei valori non significa niente, perché per attuare una qualche cosa bisogna imporla, e l’imposizione richiede la forza.

Nonostante queste ovvie osservazioni è entrato nella moda politica stilare manifesti dei valori da parte di partiti che si autodefiniscono democratici. Dichiararsi post-ideologici facendo un elenco di valori significa esacerbare il conflitto ideologico, insito nel richiamo ai valori.
Ogni valore una volta che ha acquistato potere su una persona, tende a divenire tiranno esclusivo, anche a spese di altri valori e persino nei confronti di quelli che non gli sono diametralmente opposti.
Quando una convinzione o un interesse viene elevato a valore, si finisce per giustificare qualunque mezzo per instaurare l'autentico "regno dei fini”.
In politica i riferimenti ad un “pensiero” ad un “principio” ad un “progetto politico” sono i soli che possono giustificare il potere e lo distinguono dal potere fine a se stesso. Ma se queste convinzioni o interessi vengono elevati a valori assoluti si finisce per giustificare qualunque mezzo per attuarli.

 

Ecco un esempio di come un partito degrada il significato di alcuni concetti definiti “valori”:
".....il partito si riconosce nell'insieme delle grandi culture riformiste del novecento: la cultura cattolica della solidarietà sociale e familiare, la cultura socialista del lavoro e della giustizia sociale, la cultura liberale dell'economia di mercato, della libertà individuale e del buon governo, attraversate dalle grandi tematiche dei diritti civili, della questione morale e dei nuovi diritti di cittadinanza alle quali i grandi movimenti ambientalisti, delle donne e dei giovani hanno dato un contributo essenziale ………………vuole integrare i tradizionali valori di libertà, uguaglianza, legalità e giustizia con i valori nuovi del nostro tempo: pari opportunità, sviluppo sostenibile, autogoverno, solidarietà e sussidiarietà, responsabilità, iniziativa, partecipazione ed europeismo, nel quadro di un sempre più avanzato federalismo europeo.
Obiettivi primari del partito sono la riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione, un reale federalismo, lo sviluppo di una sana economia di mercato, la realizzazione di uno Stato di diritto, libero dai conflitti di interessi, con una seria e concreta divisione e autonomia tra i poteri. Auspica uno sviluppo sociale basato non solo sulle regole del commercio, ma anche su interventi correttivi per renderle più favorevoli ai soggetti più deboli, specie nei paesi e nelle aree territoriali povere ed arretrate, favorendo un’equa ripartizione delle risorse. Alla globalizzazione dei mercati deve corrispondere una reale libera concorrenza e soprattutto la globalizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. "

Di tutto, di più! Come chiamarlo se non INFLAZIONE di valori ?